LA NATURA MORTA

In Olanda, il genere pittorico della natura morta evolve autonomamente nel corso del Seicento e viene indicato con il termine di stilleven, ovvero di natura in posa. Bruno Morato prende avvio dall’insegnamento di questa importante tradizione nordica per creare nature morte che nell’estetica corrispondono perfettamente all’espressione neerlandese, essendo composizioni di oggetti dipinti con molta grazia e precisione. Quindi il suo sguardo sviluppa in questo genere una duplice attenzione: quella di rappresentare la vita quotidiana scegliendo utensili, libri, strumenti musicali, ceste e caraffe di vario tipo, frutta, ortaggi e fiori; quella di definirne quasi fotograficamente i volumi e i chiaroscuri. E nella sua natura in posa l’artista fa uso di impasti sfumati e levigati, quando nel passato dipingeva gli oggetti con colori pastosi e forti, oltre a dedicarsi a temi e a dimensioni più rilevanti. Ma anche grazie allo studio delle eleganti ed essenziali nature morte di Chardin, innesca un processo di semplificazione formale, rafforzatosi negli ultimi anni. Ora bastano solo dei piccoli ed esili supporti e un’unica materia – Il ramo di cachi, Il tralcio di vite – per comunicare la sua intensa sensibilità artistica. Che nella maturità appare più viva che mai e prodiga nello sperimentare, nei diversi generi, nuove tecniche, originali scelte prospettiche e nel diffondere attraverso la figura, con raffinata e toccante umanità, il drammatico tema dell’esodo di tanti popoli meno fortunati di noi.

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